FONDAZIONE MIGRANTES
ORGANISMO PASTORALE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Una Europa conciliante con la gente

(17 maggio 2016) - La Chiesa italiana continua ad offrire il suo contributo accogliendo, ad oggi, circa 23.000 migranti, con un aumento di 4.500 persone in questi primi mesi dell’anno. Alle comunità parrocchiali e religiose, sostenute dalle Caritas diocesane e dagli Uffici “Migrantes”, va dunque il nostro riconoscente incoraggiamento.
17 Maggio 2016
(17 maggio 2016) - Fa parte del Magistero diffuso del Papa anche la sua storica visita a Lesbo: incisiva e commovente, vissuta in un abbraccio ecumenico. Ci impegna a non retrocedere dal fronte dell’accoglienza; ricorda a tutti che le vie di comunicazione sono sì per le merci, ma innanzitutto per le persone; incoraggia a non rinunciare al sogno europeo nel quale i Padri hanno creduto, così come Papa Francesco ha sottolineato nel ricevere il prestigioso “Premio Carlo Magno”: “Sogno un’Europa che si prende cura del bambino, che soccorre come un fratello il povero e chi arriva in cerca di accoglienza perché non ha più nulla e chiede riparo. (…) Sogno un’Europa in cui essere migrante non sia delitto bensì un maggior impegno con la dignità di tutto l’essere umano”.[1]
Dobbiamo qui riconoscere il permanente sforzo dell’Italia, sempre in prima linea per accogliere e salvare tante vite da ignobili mercanti di disperati. La Chiesa italiana continua ad offrire il suo contributo accogliendo, ad oggi, circa 23.000 migranti, con un aumento di 4.500 persone in questi primi mesi dell’anno. Alle comunità parrocchiali e religiose, sostenute dalle Caritas diocesane e dagli Uffici “Migrantes”, va dunque il nostro riconoscente incoraggiamento.
Del resto, il Sud del mondo si è messo in marcia sotto la spinta di circostanze difficili o tragiche: è un inarrestabile esodo. È doveroso  chiederci se non sia questo un banco di prova perché l’Europa del diritto, della democrazia e della libertà, culla e sorgente dell’umanesimo, irrorata dalla sorgente perenne del Vangelo, possa riscoprire se stessa: Aldo Moro, visitando Aquisgrana, disse che era “il centro di un mondo unito che si regge su due pilastri fondamentali: l’ordinamento giuridico romano e la forza spirituale del cristianesimo”. Possa l’Europa ritrovare la sua anima e così l’amore di “popoli e nazioni”. Possa incontrarsi finalmente con le persone, che non sono pedine sulle cui teste qualche “illuminato” pretende di decidere o esperimentare; né sono apolidi, poiché ognuno appartiene ad una storia, ha una visione della vita e valori di fondo. Capisca che essere europeo non significa entrare nel limbo del pensiero unico: le leggi e gli accordi sono necessari, ma non fanno lo spirito di un continente: lo presuppongono. I Vescovi italiani rinnovano la passione per l’Europa e, insieme al Santo Padre, auspicano con ferma convinzione “uno slancio nuovo e coraggioso per questo amato Continente”[2].