FONDAZIONE MIGRANTES
ORGANISMO PASTORALE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Una trentina di immigrati morti su un barcone

(30 giugno 2014) - Il barcone era sovraccarico: circa 600 persone accalcate sullo scafo e trasferite sull'unità militare. Tra loro anche due donne incinte
30 Giugno 2014
(30 giugno 2014) - Una trentina di immigrati sono morti nella stiva di un grosso peschereccio che e' stato soccorso ieri sera nel Canale di Sicilia dalla fregata "Grecale" della Marina militare. Il natante era sovraccarico: circa 600 le persone accalcate sullo scafo e trasferite sull'unità' militare. Tra loro due donne incinte. Due cadaveri sono stati estratti, ma non è stato possibile recuperare tutti gli altri sottocoperta, dove potrebbero essere stati uccisi dalle esalazioni tossiche del motore, o dall'asfissia perché' il locale angusto era sovraffollato. Il nuovo dramma dell'immigrazione.
 
Migrantes: contro la morte, progetti di sviluppo e scelte politiche umanitarie

"Si respira ancora morte nel Mediterraneo, mentre  si avvicina l'8 luglio, giorno del primo anniversario della visita di papa Francesco a Lampedusa. I 30 morti  rendono attuali le parole dell'omelia di Papa Francesco a Lampedusa e le due domande bibliche che invitavano a superare l'indifferenza: ‘Adamo dove sei? Caino, dov'è tuo fratello?’”.
Lo ricorda Mons. Gian Carlo Perego, Direttore generale della Fondazione Migrantes a commento della tragedia di questa mattina.
"Le nostre comunità non possono rimanere indifferenti, l'Europa non può dimenticare i morti che continuano. Mare nostrum  è stata la prima grande risposta dell'Italia ai morti dell'ottobre  dello scorso anno: ora serve un passo in avanti verso la ricerca di pace e di giustizia, progetti di sviluppo che non siano residuali nei Paesi di provenienza dei migranti forzati. Serve uno scatto di democrazia con l'attenzione ai diritti di persone che diversamente sono vittime di trafficanti, servono scelte  politiche umanitarie. Ogni attesa, ogni gesto di indifferenza si trasforma irrimediabilmente in nuove tragedie di cui non possiamo non sentirci responsabili", conclude il Direttore della Migrantes.