FONDAZIONE MIGRANTES
ORGANISMO PASTORALE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Un'unica famiglia umana

(23 gennaio 2018) - Bisogna reagire a una 'cultura della paura' che, seppur in taluni casi comprensibile, non può mai tramutarsi in xenofobia o addirittura evocare discorsi sulla razza che pensavamo fossero sepolti definitivamente. Non è chiudendo che si migliora la situazione del Paese
23 Gennaio 2018
(23 gennaio 2018) - È un futuro che si misura direttamente anche con un fenomeno globale che ha ormai assunto un’enorme rilevanza: mi riferisco alle migrazioni internazionali. Un tema complesso e cruciale, la cui discussione pubblica, però, è troppo spesso influenzata da equivoci, incomprensioni e contese politiche. Per fugare ogni dubbio e per amore alla verità, mi sembra opportuno richiamare un aspetto per noi decisivo. La Chiesa cattolica, sin dalla fondazione, si prende cura dei poveri, degli «scartati» e degli «sconfitti della storia», con uno spirito di totale obbedienza al Vangelo, perché vede nelle loro piaghe il riflesso di quelle di Cristo sulla Croce. I poveri, tutti i poveri, anche quelli forestieri di cui non sappiamo nulla, appartengono alla Chiesa «per diritto evangelico» come disse Paolo VI nel discorso di apertura della II sessione del Concilio Vaticano II. In virtù di questo «diritto evangelico» – e non certo in nome di una rivendicazione sociale – ogni cristiano è chiamato ad andare verso di loro con un atteggiamento di comprensione e compassione. Proprio per questo, bisogna reagire a una «cultura della paura» che, seppur in taluni casi comprensibile, non può mai tramutarsi in xenofobia o addirittura evocare discorsi sulla razza che pensavamo fossero sepolti definitivamente. Non è chiudendo che si migliora la situazione del Paese. «Avere dubbi e timori non è un peccato» ha affermato Papa Francesco nella Giornata del migrante. Tuttavia, «il peccato è lasciare che queste paure determinino le nostre risposte». (Dalla Prolusione Cardinale Bassetti)