Joseph e Johnson sono due adolescenti dell’Africa settentrionale, protagonisti della settima stazione della Via Crucis ieri sera al Colosseo.
“Sono arrivato nel campo per sfollati con i miei genitori nel 2015 e ci vivo da più di 8 anni”, racconta Joseph: “Se ci fosse stata la pace, sarei rimasto a casa mia, dove sono nato, e mi sarei goduto l’infanzia. Qui la vita non è bella. Ho paura del futuro, per me e per gli altri ragazzi. Perché soffriamo nel campo per sfollati? A causa dei conflitti in corso nel mio Paese, flagellato dalla guerra da quando esiste. Senza pace non riusciremo a rialzarci. Ogni volta si promette la pace, ma si continua a cadere sotto il peso della guerra, la nostra croce”.
“Io sono Johnson e dal 2014 vivo in un altro campo per sfollati, blocco B, settore 2”, gli fa eco il suo compagno: “Ho 14 anni e faccio la terza elementare. Qui la vita non è buona, molti bambini non vanno a scuola perché non ci sono insegnanti e scuole per tutti, il posto è troppo piccolo e affollato, non c’è nemmeno lo spazio per giocare a calcio. Vogliamo la pace per tornare a casa. La pace è bene, la guerra è male. Vorrei dirlo ai leader del mondo”.