FONDAZIONE MIGRANTES
ORGANISMO PASTORALE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Visita allo SPRAR di Mascalucia: l'integrazione si costruisce passo dopo passo

(19 settembre 2014) - La coordinatrice, Cetty Mannino: “I migranti non sono ospiti”
19 Settembre 2014
(19 settembre 2014) - Costruire fiducia e coraggio. Questa la “mission” dello SPRAR di Mascalucia, comune alle falde dell’Etna, che dal mese di agosto ha aperto le porte a sette nuclei familiari provenienti dal Ghana, dalla Nigeria e dall’Eritrea, per un totale di 18 migranti, tra cui due donne incinte. A breve un fiocco azzurro sarà apposto sulla porta della struttura di proprietà comunale, nata dall’accordo siglato tra il Comune di Mascalucia, il Consorzio Sol.Co. – Rete di Imprese Sociali Siciliane –, il Consorzio Sisifo, la Cooperativa Team e la Cooperativa Luigi Sturzo. La struttura, composta da sette stanze più servizi ed un ampio cortile, prende il nome da “Nefisa”, la più piccola delle ospiti, una bambina dagli occhi grandi, con un grosso sorriso stampato sulle labbra. «Le giornate cominciano presto – ha spiegato la dott.ssa Cetty Mannino, coordinatrice del Centro e mediatrice culturale – il tempo qui passa in fretta, tanti i servizi base che quotidianamente andiamo a svolgere».

La prima necessità per i richiedenti asilo e rifugiati riguarda il rilascio dei documenti: «Per i nostri ospiti, anche se è una parola che non mi piace – sottolinea la coordinatrice –  prenotiamo gli appuntamenti in Questura per avviare le pratiche necessarie per legge e spesso ci scontriamo con lunghe ed estenuanti attese». Oltre all’aiuto nell’orientamento all’interno della burocrazia, lo SPRAR etneo offre assistenza legale, sanitaria e sociale, attraverso un accurato lavoro di mediazione culturale e interpretariato. Nel pomeriggio, poi, si va scuola di italiano, ci si prende cura dell’orto, si svolgono diverse attività ludico-ricreative. Senza dimenticare il servizio di supporto psicologico, grazie all’ausilio di un team di due psicologici. Agli ospiti viene fornito un “pocket money” del valore di 45 euro al mese, per il resto non devono preoccuparsi di nulla: garantiti i pasti giornalieri e il servizio lavanderia. «I migranti ricevono soltanto 1,5 euro al giorno – ha spiegato la coordinatrice – non è vero, come spesso si sente dire in giro, che a loro lo Stato offre 40-50 euro al giorno, sono notizie infondate che non aiutano a creare un clima accogliente». 

Proprio sull’accoglienza il Comune di Mascalucia ha speso significative risorse, allo scopo di favorire all’interno della comunità cittadina sentimenti di piena solidarietà, affidando esclusivamente a cittadini residenti nel comune la gestione della struttura. «Le famiglie con cui stiamo ogni giorno a contatto hanno bisogno di ricevere tanta sicurezza da noi; le prime notti che sono rimasti da soli, ci hanno chiesto di dormire con loro per la paura di essere derubati in piena notte». Piccoli gesti che si tramutano in affetto e compartecipazione alla storia personale di questi fratelli migranti: «Ricordo con emozione – rivela Cetty Mannino – come l’uomo più spavaldo del gruppo, quando è stato accompagnato a fare un prelievo del sangue, mi ha stretto la mano, dicendo di avere paura».

Sono tanti gli aneddoti significativi che si potrebbero raccontare: «Vengo chiamata giorno e notte, a me fa piacere seguirli in ogni loro spostamento e necessità. Soprattutto con le donne in gravidanza nelle ultime settimane si è creato un rapporto speciale. Speciale al punto che le mamme avrebbero voluto dare il mio nome al futuro neonato, ma essendo maschietto ho risposto che in Italia, non si potrebbe chiamare Cetto». Frasi che emozionano e aprono la vista su un mondo dalle mille sfaccettature: «Dopo un mese – continua Cetty Mannino – abbiamo dovuto salutare, invece, un nostro ospite, che essendo single non poteva stare insieme alle altre famiglie. Lo abbiamo accompagnato alla stazione e ci ha ringraziato lasciandoci con una promessa: sarebbe passato a Natale. Di fatto, di lui non sapremo più nulla». Questo l’aspetto più triste di chi svolge un servizio come il nostro: affezionarsi per poi dirsi addio. Sei mesi è la permanenza massima all’interno di uno SPRAR. Questa la legge dello Stato: un semestre è più che sufficiente per integrarsi.  (Filippo Cannizzo - Migrantes Catania)