In data 24 marzo, festa delle Palme, nel sesto anniversario della morte, avvenuta il 23 marzo 2018, di Mons. Lino Belotti Vescovo ausiliare di Bergamo e Vicario Generale (per noi solo e sempre Don Lino) è stato inaugurato in via definitiva il piccolo monumento, posto al fianco sinistro dell’ingresso principale della nostra chiesa parrocchiale, quale segno tangibile della dedica di tutto il sagrato alla sua persona. La numerosa presenza di Comendunesi è sintomo che la figura di questo nostro illustre concittadino è ancora viva in mezzo a noi, memori della sua cordialità e bontà d’animo, segno di un suo attaccamento alla nostra comunità in cui amava rifugiarsi appena i suoi impegni gravosi glielo consentivano.
Qui appresso le parole che Don Alfio ha pronunciato nell’occasione della benedizione del monumento. “Don Lino di Comenduno, un figlio di questa terra, nato in una famiglia presente nella sua comunità con radici profonde, un cristiano, un credente che ha scelto come modo di raccontare l’amore di Dio facendo il prete, ministero svolto in tanti modi, in tanti luoghi, viaggiando non solo per terre d’Italia ma anche all’interno dell’ Europa, nei tempi in cui essere cristiani ed essere preti non era facile soprattutto nell’Emilia Romagna a Comacchio ed a Goro dove, sicuramente, dopo la 2.a guerra mondiale le ideologie politiche mettevano uno contro l’altro, oppure in Svizzera dove l’indifferenza o peggio il razzismo nei confronti degli italiani costringevano tanti fratelli, obbligati nel dopoguerra ad emigrare e costretti a lavorare nei boschi della Francia della Svizzera o nelle miniere del Belgio.
In questi luoghi lui Don Lino esercitava il suo ministero e passeggiava portando il suo sorriso e cercando di abbassare i toni dando coraggio di fronte all’umiliazione. Un uomo che ha coltivato e custodito la pace attraverso la concordia, attraverso il perdono soprattutto con la mitezza fatta con sorrisi e con ascolti generosi. Un uomo che ha coltivato il progetto di una Chiesa che potesse essere accanto ad ogni migrante ad ogni popolo lontano da casa, lontano dalla famiglia. Un uomo che ha cercato di far conoscere alle istituzioni politiche la forza ed i valori di tanti fratelli all’estero, risorse non problemi da gestire, possibilità di futuro e non zavorre del passato.
Lui che ha dato forma ad un ufficio che non esisteva nell’ambito della CEI a Roma, l’ufficio dei Migrantes e da lì poi sviluppatosi in ogni diocesi e portando all’attenzione pastorale una cura per coloro che, come noi italiani, adesso sono costretti a vivere lontano dai figli, dalla famiglia e dalla terra in cui sono nati. Guardati con sospetto, spesso umiliati perché non sanno parlare bene la lingua per loro ancora straniera e a volte tacciati di portare malattie o delinquenza. Ecco lui Don Lino che ha fatto di questa missione il suo modo di testimoniare il Vangelo di Gesù accanto a tutti i “posti in croce” dando speranza di resurrezione. A lui vogliamo intitolare questo sagrato perché il suo ricordo faccia crescere in noi questi pensieri di vita buona faccia crescere in noi il sogno di una fraternità umana in cui chiunque e ovunque si trovi non sia mai guardato come uno straniero”. Segue quindi la benedizione del monumento con queste parole “Benedici Signore questo segno e rendilo segno di benedizione, perché chiunque nel vederlo possa pensare alla vita buona, alla vita fraterna”.
Dedicata all’amico Vescovo Lino La semplicità e la capacità di ascolto, che sono caratteristiche dei grandi uomini, gli hanno permesso di essere accolto con fraterna amicizia e profondo rispetto ovunque. Il Vescovo Lino, nella foto a casa nostra in uno degli incontri organizzati insieme ad altri amici e lo scrivente, è stato nei miei 28 anni di direttore dell’Ente Bergamaschi nel mondo un preciso punto di riferimento. Nostra figlia Marta lo chiamava lo ‘ zio Lino’ Andavamo a trovare gli Emigranti Bergamaschi in Belgio Francia e Svizzera i Circoli e le Missioni Cattoliche Italiane dove il suo arrivo rappresentava una giornata speciale perché tutti gli volevano parlare , raccontare la propria storia fatta di sacrifici e speranze , chiedere consigli e anche aiuti. Siamo riusciti a condividere e realizzare alcuni progetti di solidarietà a favore di famiglie in difficoltà. Non gli ho mai sentito dire che non poteva , aveva sempre una parola buona, lasciando in Loro un senso di quiete di serenità. Ha incarnato l’amore del Vangelo. Solo quando non lo facevamo vincere a carte si arrabbiava !!!! Abbiamo incontrato in quegli anni oltre a tanti Emigranti anche i Missionari che vedevano in Don Lino un ‘padre’ che li proteggeva e consigliava : Infatti era proprio così, Lui aveva nel cuore i Preti Bergamaschi nel mondo e soffriva con Loro. Pregava per Loro. Ancora oggi mi chiedono di Lui . Sento di affermare che ha contribuito a fare grande la Chiesa di Bergamo grazie ai Vescovi Amadei e Beschi che gli hanno dato fiducia. Dott. Massimo Fabretti
Da "Comunità Comenduno. Camminiamo insieme", anno 18, maggio 2024, n. 141.