La presenza italiana nella vita sociale, culturale ed economica in Svizzera è caratterizzata da luci e ombre, che hanno concorso a dare smalto alla variegata quotidianità di un paese tra i più ricchi a livello planetario. Si tratta di numerose storie che si alimentano dei sacrifici e dell’operosità di tanti operai, dei successi dei singoli professionisti e dell’incommensurabile protagonismo del mondo associativo italiano. È l’esempio di un modello di successo capace di rinnovarsi e di proporsi anche nel tempo della mobilità, della libera circolazione, delle merci e dei servizi.
Una presenza vincente in Svizzera, la nostra, che ha contribuito in modo decisivo al progressivo mutamento di tradizioni e abitudini, dei costumi e dei modelli di vita spalmando quell'essenza di cui è portatore il genio italico. Oggi i nostri connazionali godono di alta considerazione nelle istituzioni, nel mondo economico e produttivo elvetico. In particolare, le giovani generazioni di italiani si muovono a briglie sciolte nei settori artistici, sportivi, commerciali e imprenditoriali.
Ma non è sempre stato così. Lungo i sentieri della modernizzazione della Svizzera, gli italiani sono passati attraverso le forche caudine della xenofobia, del razzismo, delle infanzie rubate, dell’iniziativa di James Schwarzenbach contro l’inforestieramento. Ha segnato la nostra storia il sacrificio di tante vittime sul lavoro: nelle fabbriche, nella costruzione di strade, gallerie, ferrovie e opere civili, tra le quali le tragedie del Lötschberg e di Mattmark. Da quelle tragedie iniziarono le battaglie sostenute dai sindacati che portarono ad un graduale mutamento delle assicurazioni sociali e dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori sui luoghi di lavoro.
Alla vigilia del 54° anniversario della tragedia della diga di Mattmark, avvenuta il 30 agosto 1965 e nella quale persero la vita 88 operai, tra i quali 55 italiani e 23 svizzeri, la comunità italiana in Svizzera ricorda le vittime di quella fatale massa staccatosi dal ghiacciaio di Allalin, che precipitò nel piccolo campo di lavoro composto da baracche abitate dagli operai, impegnati nella costruzione di quella grande opera, che negli anni successivi avrebbe prodotto energia elettrica.
L’eredità di Mattmark è il lascito di grande responsabilità dal quale trarre ispirazione per affrontare con consapevolezza le opportunità che si presentano nel mondo del lavoro in piena trasformazione e in continua competizione tra sistemi produttivi.
Porre rimedio alle storture che costringono milioni di persone a mettersi in cammino alla ricerca del lavoro, costituisce l’emergenza di questo inizio di millennio.
Michele Schiavone
Segretario Generale del Cgie